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6.6 Dare credibilità alla prova scientifica

“La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia.”
Carl Gustav Jung

Le analisi del DNA rappresentano uno degli strumenti più potenti e affidabili a disposizione dell’investigazione moderna, che passa tuttavia dall’applicazione rigorosa di protocolli di qualità. La QUALITA’ è elemento cardine della credibilità scientifica e processuale: qualità dei metodi, dei processi, delle competenze professionali.

Si dovrebbe dunque considerare l’accreditamento non solo come un traguardo formale, ma come una vera e propria guida all’autentico miglioramento.

L’accreditamento, infatti, non è un esercizio burocratico, né una semplice attestazione di conformità (GUAI SE FOSSE SOLO QUESTO!)

È un processo di consapevolezza.

A volte la prova scientifica è destinata a essere confutata se non supportata da qualità e dunque volare via come un coriandolo

Le scienze forensi vivono di un equilibrio tra rigore e interpretazione, tra dato tecnico e responsabilità etica. È un territorio in cui la scienza incontra la giustizia, e dove ogni valutazione può essere facilmente confutata se non adeguatamente sostenuta con dati incontrovertibili.

Le evidenze presentate in aula dal perito spesso hanno conseguenze dirette sulla vita delle persone; basti pensare ai numerosi episodi di cronaca giudiziaria.

L’evidenza scientifica è spesso stiracchiata, a seconda della parte processuale che la valuta.

Profili del DNA non utilizzabili che risorgono come l’Araba Fenice, frammenti papillari che hanno 15, 8, 5 punti di identità in base al dattiloscopista che esprime il giudizio di utilità, impronte plantari che vengono attribuite a diversi numeri di scarpe.

Ciascuno di noi avverte allora un grande senso di disagio su come venga applicata la giustizia, una totale incertezza e sfiducia su chi, invece, dovrebbe dare certezze.

Disagio che investe, come un treno in corsa, e prima di noi, l’organo Giudicante, l’Autorità che deve formulare i giudizi, che deve decidere se erogare una condanna o un’assoluzione.

Ebbene, l’accreditamento della prova scientifica non è LA soluzione; ma certamente è UNA delle soluzioni.

Intanto l’accreditamento, osservato con sguardo metacognitivo, diventa il processo attraverso cui il sapere dell’esperto si emancipa dall’IO.

Dal gesto tecnico individuale, dall’autoreferenzialità della supposta competenza, diventa valore oggettivo, condivisibile e verificabile.

Costringe a interrogarsi sui metodi che usiamo, sui limiti e sulle potenzialità delle nostre pratiche quotidiane; spinge a riconoscere gli errori, a documentarli, a comprenderli e a trasformarli in opportunità di miglioramento.

In questo senso, la norma ISO 17025 diventa un linguaggio comune per il pensiero riflessivo: una struttura che alimenta la coscienza critica del laboratorio.

Ecco perché la Qualità NON è un orpello, ma il fondamento stesso della credibilità: ciò che trasforma un dato in evidenza, un esame in fonte di prova, una misurazione in fiducia.

È il passaggio dal “sapere di sé” al “sapere per tutti”, dal talento personale alla responsabilità collettiva.
Così, il dato scientifico cessa di essere un atto soggettivo e si trasforma in bene comune della giustizia. E su questo, allora si, l’organo Giudicante potrà prendere le proprie decisioni.

Dunque, lavoriamo per cercare di promuovere una consapevolezza critica tra gli operatori della giustizia — magistrati, avvocati, forze dell’ordine, tecnici di laboratorio — sugli strumenti disponibili per l’utilizzo corretto delle evidenze genetiche;

Non tralasciando tuttavia di investire nel rafforzare la cultura della qualità. E dell’integrazione interdisciplinare, così da garantire la solidità e la trasparenza del sapere scientifico applicato all’ambito forense.

Un processo evolutivo che riguarda, in verità, anche l’ambito ospedaliero. I requisiti della norma ISO17025 sono molto simili a quelli della ISO15189 per l’accreditamento dei laboratori medici.